Quel che resta di un colosso



Si erge maestoso e imponente. Cupo e silenzioso e con un alone di mistero che ancora è tangibile una volta varcata la porta di ingresso. Riesci ancora a percepire le risate delle segretarie, i calcoli pronunciati in un  sussurro da parte di informatici ed ingegneri, la voce metallica delle ascensori che ti annunciano che stanno svolgendo il loro lavoro, la voce tonante del direttore generale che annuncia, con un velo di amarezza e malinconia, che i conti non tornano e che si deve lasciare tutti a casa. 
 
Sto parlando degli ex uffici Motorola, collocati alla periferia sud di Milano. Piu' precisamente in Via Muzio Attendolo detto Sforza 13. Il palazzo di fronte, gemello, sta subendo la stessa sofferenza. 
Niente più laboratori, niente più ricerche, niente viaggi aziendali in giro per il mondo...Via Muzio Attendolo detto Sforza 13 con i suoi uffici rinnovati e ultramoderni chiuderà i battenti per sempre. 
 
L'occupazione dell'immobile, che ricorda vagamente quelle adolescenziali all'interno della scuola, è la soluzione che trova tutti, tra impiegati e operai, d'accordo per non perdere il posto di lavoro. 
 
Si organizzano i ruoli e, nessuno, deve andarsene. Nei ripostigli, e in alcuni uffici, ci sono ancora delle ceste natalizie da destinare a dei clienti, ormai lontani, e che verranno distribuite, invece, tra loro dipendenti.
 
Alla notizia, trapelata, della chiusura di questo enorme colosso, giornalisti e sindacati si mobilitano e corrono ad intervistare e supportare i lavoratori.
 
Non serve a nulla. 
Non sono servite le televisioni, le proteste, le urla disperate delle segretarie...i palazzi verranno chiusi con effetto immediato.
 
A distanza di molti anni gli immobili sono ancora vuoti ma gli uffici, e i magazzini, no. Della sicurezza se ne occupa una nota cooperativa di vigilanza.
 

Ho avuto l'onore, e il terrore, di prestare servizio in questo stabile così maestoso e surreale, per due settimane. 
Armata di coraggio, sbarra di ferro per ipotetiche intrusioni, che ci sono state, e macchina fotografica, ho immortalato un pezzo di storia. 
Per quanto il silenzio sia spesso mio amico in quei quattordici giorni mi ha rivelato alcune inquetudini e moltissime domande. Domande che, probabilmente, non avranno mai risposte.
 
Quella più rumorosa è...perchè in Italia, nel mondo, si continuano a costruire edifici e non si decide di vendere, e ristrutturare, quelli già esistenti?
 

Che fine avranno fatto tutte quelle persone? 
Una cosa è certa. 
Pur non avendole mai incontrate se non tramite alcune fotografie lasciate lì, come tanti altri oggetti personali, le ammiro per quello che hanno fatto per non perdere il posto di lavoro.

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